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Dettagli del progetto:
Recupero di un antico cellaio di 250 mq.
Fotografia 9 di 11
Risalente al secolo scorso, il cellaio (che custodiva attrezzi agricoli e botti di vino) venne costruito in una delle zone più suggestive e panoramiche dell’isola di ischia, immersa nella terra collinare, a quell’epoca suddivisa in terrazzamenti per la coltura dell’uva. Il periodo della vendemmia era infatti l’unico momento dell’anno in cui la casa veniva abitata. Durante gli anni settanta tuttavia, una serie di interventi particolarmente invasivi (come la sostituzione degli antichi solai lignei con dei nuovi latero cementizi e la ricostruzione più regolare dei prospetti), modificarono in parte il carattere spontaneo e grezzo delle forme della costruzione originaria. Quello che rimase inalterato però fu il carattere compatto, rigido e scuro del casolare. La pietra che lo riveste infatti è un caso raro sull’isola; rispetto alla ben più diffusa pietra tufacea verde, si utilizzò un altro materiale tipico della zona: la pietra vulcanica trachitica. L’intervento contemporaneo sceglie così di reinterpretare i materiali utilizzati nella costruzione dei vecchi cellai (calce bianca, cemento e sabbia), rimanendo però più silenzioso sui prospetti. L’eccezione è rappresentata dall’ampia vetrata a sbalzo (in acciaio inox e vetro stratificato) che è stata aperta nella zona giorno, per proiettare all’esterno la vita della casa, e ritrovare così un contatto con il nuovo paesaggio circostante. Grazie all’incuria infatti, il vigneto si è oggi trasformato in un bosco di lecci e querce, i quali, filtrando i raggi del sole, creano incredibili suggestioni all’interno della casa. Il contrasto delle superfici ritorna anche grazie alla fascia bianca intonacata del parapetto in muratura del terrazzo, arretrato rispetto al filo delle pietre in facciata, e alla quale si accede tramite una scala libera, collegata allo sbalzo vetrato, che ridisegna il prospetto verso il bosco e ne alleggerisce la compattezza. Anche se frutto della memoria di quelli tipici dell’isola, i gradini sono composti dall’accoppiamento di due travetti precompressi modernissimi, incastonati nella parete. Al piano sottostante l’ingresso principale, l’ex-cisterna è stata invece adibita a piccolo studio privato con un ingresso secondario a diretto contatto con il parco, rimasto totalmente intatto, ad esclusione della sistemazione della corte antistante l’ingresso principale. A questa si arriva tramite un percorso curvo che, come un tappeto chiaro steso sul terreno realizzato con cemento impastato a calce bianca, sdrammatizza la durezza delle linee spezzate del casolare originale, e accompagna ad una vasca, memoria allo stesso tempo dell’antica quota di calpestio e delle “peschere” che sull’isola raccoglievano l’acqua piovana. Qui sono infine immersi due pilastri originali che reggevano una tettoia, riutilizzati per definire un paesaggio essenziale, metafisico, adatto alla dimensione intima e in contrasto con la rigogliosa natura circostante.
Dettagli della foto:
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- foto: interno - la grande vetrata come sfondo costante verso l'esterno. di architetto caterina esposito #686118